PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni

11.2 Il corteo delle Tute Bianche - i fatti > > > > > > > > 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6

21. Le dichiarazioni dei testi non appartenenti alle Forze di Polizia.
Il giornalista Gianluca SCADUTO, escusso come teste all’udienza del 18/5/2004, aveva assistito il mattino del 20 luglio ad alcune delle attività distruttive del Blocco Nero ai danni dell’ufficio postale di Corso Sardegna, del Dì per Dì di Piazza Giusti, del distributore IP di Corso Sardegna e di alcune auto parcheggiate.
Quindi mentre i manifestanti attraversavano il Bisagno ed incendiavano altre auto, SCADUTO era tornato indietro perché voleva seguire il corteo dei DISOBBEDIENTI che aveva “dichiarato guerra” al G8.
Il teste arrivò in Piazza delle Americhe circa 15/20 minuti prima l’inizio degli scontri in Via Tolemaide e vi constatò la presenza di un gruppo di Poliziotti e di un funzionario munito di fascia tricolore.
In lontananza si vedeva arrivare il corteo che proveniva dallo stadio Carlini.
In Piazza delle Americhe arrivò un gruppo di ragazzi che staccatisi dal Blocco Nero provenivano dal tunnel di Brignole e dal Lungo Bisagno ed erano stati tra i protagonisti degli avvenimenti precedenti.
Qui la Polizia fermò solo alcuni di questi ragazzi e precisamente quelli che portavano in testa il casco, lasciando andare gli altri che si diressero verso il corteo andando a collocarsi nella zona tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Questi ultimi avrebbero poco dopo dato il via agli scontri di Corso Torino.
In Via T. Invrea il teste notò la presenza di uno schieramento di Carabinieri seguiti dalle camionette, i militari erano su due file, in tuta antisommossa e con i lacrimogeni innestati e pronti all’uso.
In quel momento il corteo dei Disobbedienti era arrivato all’angolo tra Via Tolemaide e Corso Torino e si era fermato, non era quindi ancora visibile da parte dei Carabinieri fermi in via D’Invrea e non vi erano state manifestazioni ostili o lanci ad opera di appartenenti al corteo.
In altri termini i due gruppi non si fronteggiavano ancora né si potevano vedere.
Ad un certo momento quei cinque o sei ragazzi visti provenire da Piazza delle Americhe, cioè dalla direzione opposta a quella del corteo, andarono a lanciare qualche sasso contro i Carabinieri schierati in Via D’Invrea e questo innescò una carica dei militari con i lacrimogeni che il teste ha definito “spropositata”.
Il teste ricordava in particolare uno di questi ragazzi, definito un po’ più alto degli altri, che vide lanciare un sasso contro i Carabinieri, SCADUTO si trovava proprio di fronte a questa scena.
Questi ragazzi stavano nello spazio dell’incrocio insieme a pochi altri curiosi e fotografi, per un totale di circa quindici persone, il corteo non era ancora arrivato all’incrocio.
I ragazzi giunsero a pochi metri dai militari, lanciarono un totale di circa due o tre sassi contro gli scudi dei Carabinieri e poi scapparono verso il tunnel.
Ricevuti i sassi i Carabinieri iniziarono a lanciare i lacrimogeni contro il corteo.
Questi vennero lanciati bassi, quasi ad altezza d’uomo, il teste ne ricordava uno che aveva colpito un cartellone pubblicitario appeso all’altezza di circa due metri dal suolo.
I lacrimogeni venivano lanciati solo verso il corteo, mentre i ragazzi che avevano lanciato i sassi erano “cani sciolti” ed erano scappati verso il tunnel della ferrovia, non verso il corteo che era chiuso dalle barriere di plexiglas.
Dopo il lancio di lacrimogeni vi era stata la carica che il teste però non ricordava fosse stata preceduto dall’avvertimento a sciogliere la manifestazione o da squilli di tromba.
Quindi il teste si era allontanato verso mare.
Come si è già rilevato Enrico LUDOVICI, escusso all’udienza del 3 aprile 2007, non ricordava alcun danneggiamento attuale durante la discesa del corteo, ma soltanto tracce di danneggiamenti precedenti.
Al momento dell’arrivo del corteo vicino all’incrocio la situazione era molto tranquilla, non vi erano situazioni strane, anche se le colonne di fumo in lontananza destavano perplessità e si avvertiva una certa tensione.
Il teste si trovava vicino a Don Vitaliano DELLA SALA ed era intento a cambiare le batterie della telecamera quando udì degli scoppi e vide arrivare i lacrimogeni.
Si spostò allora nella traversa a sinistra e vide lo schieramento dei Carabinieri che si muoveva verso il corteo.
LUDOVICI non comprese il motivo per cui i Carabinieri lanciavano i lacrimogeni perché prima di questi lanci non aveva visto scontri o aggressioni ad opera di manifestanti o del corteo.
Se aggressioni vi fossero state le avrebbe riprese, dato che si trovava lì per questo.
La difesa mostrava al teste il reperto filmato da lui girato [49] (per questa fase da 19.54 a 21.45), ed egli confermava di non essersi accorto della presenza dei Carabinieri fino al momento di sentire i botti dei lacrimogeni (a 20.09).
Prima del lancio dei lacrimogeni la situazione in cui si trovava era normale.
I Carabinieri erano avanzati fino a raggiungere via Tolemaide (20.59) e poi erano andati contro il corteo.
Il teste si limitava a guardare nell’obbiettivo della telecamera, ma in queste fasi non ricordava nessuno che dalla massicciata ferroviaria lanciasse sassi contro i militari.
Il corteo rimase fermo, la gente che prima stava davanti agli scudi era ora scomparsa a causa della situazione di pericolo obbiettivo (a 21.17).
I Carabinieri si schierarono sull’angolo di Via Tolemaide, lanciarono ancora lacrimogeni e poi caricarono il corteo.
A questo punto LUDOVICI si trovava pochi metri dietro o a fianco ai militari e riprese gli avvenimenti, non ricevette sassate addosso e non ha ricordato che vi fossero persone sulla massicciata, né oggetti che volavano.
Le immagini confermano la deposizione del teste, in particolare durante le riprese non si vedono persone sulla massicciata della ferrovia: né sopra il tunnel stradale, né sopra il corteo (a 21.23).
Non si vedono neppure lanci contro i Carabinieri provenienti da altre parti.
Mario BALSAMO, escusso all’ udienza 17 aprile 2007, faceva parte di un gruppo di trenta registi denominato Cinema nel Presente che intendeva documentare gli avvenimenti di Genova, la società di produzione è Luna Rossa.
Era arrivato il lunedì per poter riprendere anche le fasi organizzative delle manifestazioni e si era occupato prevalentemente del corteo del Carlini che seguì fin dall’inizio.
Il percorso del corteo era noto fin dai giorni precedenti, durante i preparativi e poi la discesa il teste percepì l’entusiasmo dei tanti giovani, non vide armi né proprie né improprie altrimenti le avrebbe riprese.
BALSAMO veniva trasportato su di un motociclo da un collaboratore (runner) che conosceva Genova e si muoveva insieme a diversi colleghi ed operatori.
Raggiunse così l’incrocio tra Via Tolemaide e Corso Torino con un certo anticipo rispetto al corteo e si sistemò a circa cinquanta metri da esso per poter “riprendere il totale”, avere cioè la migliore visibilità sul corteo che scendeva.
A tal fine si pose sul lato di ponente dell’incrocio, cioè verso la stazione Brignole e rimase in quella posizione circa 15/30 minuti prima che accadesse qualcosa.
Aveva così anche la visuale verso destra, cioè verso Corso Torino.
Nei minuti che il teste trascorse in quella posizione, prima di udire gli scoppi dei lacrimogeni, vide soltanto il corteo scendere, fermarsi e poi ripartire, non vi erano scontri di alcun tipo.
Improvvisamente udì le esplosioni provocate dal lancio dei lacrimogeni e provenienti da Corso Torino.
I lacrimogeni venivano esplosi verso il gruppo dove stava il teste, erano sparati ad altezza d’uomo.
Fino a quel momento BALSAMO non aveva ancora visto i Carabinieri e solo in seguito venne a sapere che si trovavano in Via D’Invrea.
Gli scoppi dei lacrimogeni determinarono un’improvvisa accelerazione della situazione, le persone presenti, tra i trenta ed i quaranta cameraman vissero momenti di forte tensione.
In quel momento tutti si voltarono e videro i Carabinieri che, dopo il lancio dei lacrimogeni, effettuarono la carica.
Il teste aveva un accredito stampa appeso al collo e indossava una pettorina rossa con la scritta CINEMA PRESENTE nome della loro fondazione, era pertanto munito di segni di riconoscimento quale operatore dell’informazione.
Le immagini girate dal teste costituiscono il reperto 164.2 114 [50] (da 40:05) nelle quali ha riconosciuto la situazione di Corso Torino nel momento immediatamente precedente la carica dei Carabinieri (43.34).
In quel momento si avvertiva della tensione ma il teste non si era ancora accorto della presenza dei Carabinieri.
Egli aveva la visuale anche dell’angolo dal quale sarebbero poi usciti i militari (40.31) e non vi erano scontri in quel punto.
Nelle immagini il tunnel si trova alle spalle dell’operatore, cioè del teste, mentre a sinistra c’è il corteo che è giunto quasi all’angolo tra Via Tolemaide e Corso Torino, si sente un megafono, davanti all’operatore si vede Corso Torino.
A minuti 41.01 il teste ha riconosciuto il momento in cui si accorse del lancio dei lacrimogeni: le immagini mostrano le persone che si trovavano vicino al teste, tutti hanno telecamere e macchine fotografiche, qualcuno dice “caricano, caricano” e tutti scappano.
La difesa ha mostrato a BALSAMO il reperto 154.2 [51] (da 14.10 a 15.42), si tratta di un filmato non girato dal teste ma che lo riprende mentre viene picchiato da alcuni Carabinieri.
BALSAMO si è riconosciuto nelle immagini e ha ricordato che all’inizio della carica aveva cominciato a scappare correndo.
Poi si era detto che stava solo svolgendo il proprio lavoro, allora si era seduto a terra con la telecamera spenta e messa sotto le gambe per proteggerla.
In quel momento venne attaccato da un gruppo di Carabinieri in assetto antisommossa e si mise a gridare “sono un giornalista, smettetela, sono un giornalista”, come si sente distintamente nel video.
Nonostante queste urla i militari continuarono a picchiarlo per un po’.
Il teste spiegava di essere scappato perché la situazione era di grande tensione e aveva visto qualcuno che scappava e sentito qualcuno che gridava “ci stanno caricando, scappiamo, scappiamo”.
Poi però si era fermato pensando che stava solo facendo il proprio lavoro e che non dovesse esserci alcun motivo perché venisse aggredito, si era così seduto senza alcun atteggiamento aggressivo.
Era uno degli ultimi del suo gruppo e vicino a lui non vi era nessuno che opponeva resistenza ai Carabinieri.
Non assistette ad episodi di resistenza, la situazione era di grande panico e tensione, il teste venne colpito ripetutamente con i manganelli e con dei calci, fortunatamente portava un casco perché si muoveva con il motociclo.
Riprese a girare pochi minuti dopo aver subito quest’aggressione (ancora reperto 164.2 114 da 41:18) e ritrasse i medesimi Carabinieri che poco prima si trovavano intorno a lui.
Alcuni militari gli intimarono di allontanarsi (42.46), quindi girò la telecamera in direzione del corteo e vide il muro di blindati dei Carabinieri che chiudevano la testa del corteo.
Quindi BALSAMO si portò in Corso Torino, in posizione defilata rispetto ai colleghi perché era scioccato, rimase cioè dietro gli schieramenti delle Forze dell’Ordine.
Andrea FUMAGALLI, escusso all’udienza del 30/3/2007, era presente in Corso Torino al momento dell’avanzata dei Carabinieri e riprese la scena con una telecamera da poco regalatagli dalla moglie [52].
Verso le 13.30 aveva incontrato il corteo che scendeva vicino al Gaslini e lo aveva seguito.
Raggiunta Via Tolemaide sentì dire da qualcuno che vi erano dei Carabinieri in una via laterale e andò a vedere.
Trovò così una colonna di Carabinieri in Via D’Invrea e iniziò a riprendere la scena.
Nello slargo di Corso Torino davanti al tunnel c’era parecchia gente, quasi tutti giornalisti con la telecamera.
Ad un certo punto due Carabinieri muniti di lancia lacrimogeni si spostarono di lato, il teste riconosceva la propria voce registrata durante questa ripresa mentre commentava con sfavore il lancio dei lacrimogeni.
L’atteggiamento dei militari non pareva giustificato perché dalla folla che si trovava davanti a loro non venivano lanci di oggetti o atteggiamenti aggressivi contro il plotone, la situazione era tranquilla, molti portavano le pettorine da giornalista.
I due Carabinieri all’angolo iniziarono a lanciare lacrimogeni, uno sparava in alto, l’altro in modo più teso a parabola.
La gente iniziò a scappare perché il fumo dava fastidio agli occhi, i lacrimogeni si rompevano verso la massicciata vicino al tunnel.
In quel momento FUMAGALLI era stupito dai lanci perché sapeva che il corteo era autorizzato fino alla Piazza di Brignole.
La reazione dei presenti al lancio dei lacrimogeni fu di sorpresa e di paura, i manifestanti non reagirono.
I militari avanzarono nello slargo fino all’angolo con Via Tolemaide dove fronteggiarono il corteo.
Neppure in questa fase vi erano lanci contro i Carabinieri, i partecipanti al corteo erano asserragliati dietro le barriere di plexiglas, sulla massicciata ferroviaria in quel momento non c’era nessuno quindi nessuno da lì poteva lanciare niente.
Nelle immagini da lui girate il teste ha riconosciuto lo schieramento dei Carabinieri in Via D’Invrea, presente un funzionario con i jeans chiari (a 1.39.50).
Dalla sua posizione FUMAGALLI aveva una buona visuale su ciò che avveniva in via D’Invrea e sullo schieramento dei Carabinieri.
Quando vide come si posizionavano i Carabinieri cominciò a temere che lanciassero e lo disse al microfono “ma si stanno preparando a lanciare i lacrimogeni”.
In quel momento il contingente non era assolutamente sotto attacco e il teste non era preoccupato di poter essere colpito da oggetti lanciati dalle persone presenti, perché queste erano tranquille, alcuni addirittura fotografavano i militari.
Il teste si era avvicinato a metà dell’incrocio e vide a fianco dei due Carabinieri con i lancia lacrimogeni una telecamera della TV, nel filmato (a 1.40.16) si vede l’operatore televisivo vestito di bianco.
La ripresa effettuata da FUMAGALLI in questa occasione è continua, dal momento in cui i due militari si posizionarono a quando iniziarono i lanci passò poco tempo, forse tra uno e tre minuti.
Nel filmato si sentono i rumori provocati dai lanci dei lacrimogeni.
Dopo l’inizio dei lanci gli altri Carabinieri rimasero fermi per un momento, poi avanzarono a passo veloce senza correre.
In questa avanzata non si verificarono contatti fisici tra i Carabinieri e le persone presenti nello slargo perché queste ultime si allontanarono appena partirono i lacrimogeni, la piazza venne sgombrata così.
Anche il teste FRANCESCHINI (supra par. 14) ha definito tranquilla la situazione dell’incrocio fino al momento del lancio dei lacrimogeni.
L’onorevole Ramon MANTOVANI faceva parte del gruppo di contatto e precedeva il corteo di circa 100 metri insieme a molti giornalisti e reporter ed ha ricordato come, una volta arrivati all’incrocio tra Via Tolemaide e Corso Torino aveva visto sulla sinistra ad una distanza di circa duecento metri uno schieramento di Agenti della Polizia di Stato.
Egli ha riconosciuto la situazione di quel momento nelle immagini del reperto 181 2 [53] mostratogli dalla difesa: a destra c’era il tunnel, a sinistra un viale largo (Corso Torino) e lo schieramento di Polizia.
MANTOVANI voleva andare a parlare con il funzionario di quel reparto, come normalmente accade, perché questo era il primo schieramento di Polizia che il corteo incrociava.
Chiese pertanto al corteo di rallentare e di fermarsi in modo da consentire a lui e ad alcuni colleghi di raggiungere i funzionari di Polizia.
Però non appena il teste si mosse verso la Polizia da una via laterale sulla destra, forse Via D’Invrea, sbucò un plotone di Carabinieri che iniziò a lanciare lacrimogeni verso il teste e gli altri impedendo loro di avanzare.
I lacrimogeni venivano lanciati anche ad altezza d’uomo e questa carica non aveva alcuna motivazione.
Gli fu impossibile raggiungere un qualsiasi funzionario ed intavolare una qualsiasi trattativa, dovette ritornare indietro e subire le cariche.
Ricordava come le uniche cose lanciate fossero i lacrimogeni dai Carabinieri verso i manifestanti, alcuni dei quali prendevano i candelotti e li buttavano fuori dalla calca.
In particolare i manifestanti non lanciarono alcun oggetto, tipo pietre o simili verso i militari.
Il reparto di Polizia verso il quale si era diretto il teste si trovava oltre l’incrocio da cui poi sbucarono i Carabinieri, erano molto lontani: forse cento metri oltre l’incrocio con Via D’Invrea, si trattava di un reparto di quelli normalmente in servizio di Ordine Pubblico.
I Carabinieri sbucarono dalla via laterale e cominciarono a sparare lacrimogeni, erano più vicini al teste del reparto di Polizia verso cui MANTOVANI si stava muovendo.
In sostanza i Carabinieri si intromisero tra il teste ed i Poliziotti più lontani.
I lacrimogeni vennero lanciati anche in direzione del teste e dei suoi colleghi parlamentari.
Questi cercarono invano di farsi riconoscere e di parlare con i militari, ma poi dovettero tornare indietro.
Davanti al corteo nell’incrocio c’era molta gente, fotografi, giornalisti, cameraman e un certo numero di persone facenti parte del Gruppo di Contatto.
Mentre si muoveva verso il reparto di polizia il teste non vide alcun atto di violenza contro i Carabinieri.
La carica fu fatta a freddo, senza alcun motivo, le persone che stavano davanti al corteo si dispersero alcuni verso Brignole e altri verso il corteo.
Ad un certo punto rimase la testa del corteo e il contingente di Carabinieri, in mezzo non c’era più nulla.
Sulla destra nella direzione tenuta dal corteo vi era un sottopasso che il teste ricorda come sgombero, a suo ricordo non vi era né fumo, né fuoco, né persone.
L’onorevole Graziella MASCIA era presente dietro al Gruppo di Contatto e ha ricordato una telefonata fatta dal Capogruppo del Partito della Rifondazione Comunista, on. GIORDANO, al Ministro dell’Interno SCAJOLA per avvisarlo di alcuni problemi segnalati nella zona di Piazza Manin dalla collega DEIANA.
SCAJOLA aveva definito la situazione come non preoccupante, però appena terminata questa comunicazione era partita in modo improvviso la prima carica dei Carabinieri.
Giuseppe DE CRISTOFARO si trovava davanti agli scudi del corteo insieme al gruppo di contatto.
Quando giunsero vicino all’incrocio con Corso Torino la situazione era abbastanza serena, vi erano molti giornalisti ed alcuni Parlamentari.
Il gruppo di contatto non poté intavolare alcuna trattativa perché improvvisamente arrivò il lancio di lacrimogeni, definito pesante, violento ed unilaterale.
DE CRISTOFARO non aveva nulla per proteggersi dal gas e trovò rifugio nel corteo.
Nicola FRATOJANNI ha ricordato i candelotti lacrimogeni che arrivavano battendo contro il muro della ferrovia.
In qual punto il corteo era stretto sui due lati dai muri del rilevato ferroviario e degli edifici.
ML, regista già incontrato quale autore dell’intervista agli Agenti della Digos di Venezia, ha ricordato che questi allontanandosi dalla manifestazione raggiunsero lo slargo di Corso Torino prospiciente il tunnel, mentre il corteo si trovava ancora all’altezza del benzinaio di via Tolemaide.
Davanti alla testa del corteo c’era un assembramento di giornalisti con telecamere e macchine fotografiche e di portavoce parlamentari che si guardavano intorno, qualcuno parlava al megafono.
Neppure in questa occasione vide persone armate, la situazione era tranquilla.
Dal corteo non si potevano vedere i Carabinieri che si trovavano dietro l’angolo di Corso Torino.
Il corteo si stava ricompattando per poi muoversi, quando ci fu un repentino innalzamento della tensione, comparvero le Forze dell’Ordine e cominciarono a volare i lacrimogeni dall’angolo in fondo.
Davanti al corteo rimasero poche persone.
In questa occasione vide volare una bottiglia (si vede nelle immagini girate dal teste [54] a 06.10) da sinistra verso destra.
In quel momento il corteo si trovava alle spalle del teste, mentre chi lanciava era circa 50 metri davanti al corteo.
In altri termini i manifestanti si trovavano troppo lontano dai Carabinieri per raggiungerli con dei lanci, quindi chi lanciò quella bottiglia doveva essere molto più vicino.
Il lancio dei lacrimogeni iniziò mentre il corteo si stava ricompattando.
Il teste ha ipotizzato che il lancio della bottiglia di cui sopra sia avvenuto dopo l’uso dei primi lacrimogeni.
Appena partirono i lacrimogeni il teste indossò una maschera e si spostò rimanendo comunque vicino alla scena per poterla riprendere.
La quantità di gas era “sostanziosa”, i manifestanti si chiusero nella testuggine.
DS, medico volontario del servizio sanitario del GSF, si trovava con alcuni colleghi pochi metri dietro la testuggine del corteo ed ha ricordato come i primi lanci di lacrimogeni avevano incontrato lo stupore dei presenti perché fino a quel momento non era successo niente.
Samuele PELLECCHIA, fotografo, aveva preceduto il corteo fino all’incrocio con Corso Torino.
Qui, ha ricordato, tutto fu abbastanza rapido: egli stava osservando il corteo quando sentì gli spari dei lacrimogeni.
Non comprese il motivo del lancio, davanti al corteo vi erano diversi suoi colleghi ma anche altre persone.
Il teste si infilò nel tunnel.da cui vide i Carabinieri ed un uomo che li insultava alzando il dito medio.
Alla seconda salva di lacrimogeni il tunnel si riempì di fumo ed egli ed altri dovettero cercare scampo verso monte.
Il teste non ricordava la presenza all’interno del tunnel di particolari ostacoli come auto per traverso o barricate.
Uscito dal lato monte del tunnel si mosse verso levante lungo la ferrovia fino a trovare un ponte (quello di Terralba) che gli consentì di ritornare verso il corteo.

22. Le immagini relative all’avanzata dei Carabinieri in Corso Torino.
Vengono dapprima in rilievo le immagini della telecamera del traffico SAVONAROLA [55] che inquadrano la zona dello slargo di Corso Torino ripresa verso monte, si vede il tunnel sotto la ferrovia diviso in tre fornici: quello a ponente e quello centrale presentano delle barricate che però non ostruiscono completamente la visuale, il fornice a levante invece appare completamente libero da cose e percorso da diverse persone.
Nello slargo si apprezza la presenza di numerose persone, forse alcune centinaia e di un cassonetto della spazzatura bruciato in precedenza ed ora fumante.
Le persone nello slargo appaiono vestite di diversi colori e non mostrano segni di ostilità nei confronti di nessuno, si notano diversi fotografi e cameraman che ad un certo punto appaiono attratti da qualcosa che avviene a sinistra cioè nella zona di Via D’Invrea.
Sulla destra dell’immagine si nota a 14.52.45 il lancio di un oggetto verso la posizione dalla quale poco dopo spunteranno i Carabinieri.
Tra le persone che si allontanano si individuano due soggetti con la maglia bianca ed il viso travisato che fanno gesti nei confronti dei militari.
A 14.52.59 si vede un giovane con la maglia verde e i pantaloni chiari che effettua un lancio.
A 14.53.18 si vede dapprima il lancio di alcuni lacrimogeni che hanno l’effetto di sgombrare la piazza.
A 14.53.25 uno dei due soggetti con la maglia bianca e travisati si china a raccogliere qualcosa che lancia contro i Carabinieri e 3’’ dopo si vede un giovane che calcia via un lacrimogeno ma non in direzione dei militari.
Quindi alle 14.53.50 compare da sinistra un reparto di Carabinieri che avanza nello slargo.
Le riprese di cui sopra mostrano dunque tre soli lanci di oggetti contro i Carabinieri, in particolare non si vedono lanci di oggetti da sopra il tunnel ferroviario, dove non c’è nessuno.
Quindi dopo aver sgombrato lo slargo i Carabinieri avanzano senza incontrare alcuna resistenza.
Durante l’intera ripresa non si vede nessuno sopra la massicciata ferroviaria.
La successiva clip 86 [56] mostra l’avanzata nello slargo dei Carabinieri a piedi seguiti dai blindati.
A 14.55.04 si vedono i militari portarsi nella parte destra dell’incrocio con Via Tolemaide, cioè verso levante.
Anche in questa situazione non si vede nessuno sopra la massicciata ferroviaria.
La telecamera del traffico di Piazza VERDI [57] riprende alle ore 14.53.23 il momento del lancio dei primi lacrimogeni e lo spostamento dei manifestanti.
In queste immagini si nota con la felpa blu ed un disegno sulla schiena la figura di PP (teste ZAMPESE), meglio visibile nei frame del medesimo reperto.
Negli ultimi secondi della clip 85 e nella clip 86 riprese dalla telecamera VERDI si notano due persone sopra la massicciata, probabilmente troppo a ponente per essere inquadrate dalla prospettiva di SAVONAROLA.
Queste due persone si limitano a guardare cosa avviene nella strada sottostante, senza lanciare alcun oggetto.
Il reperto 192 10 [58] riporta immagini della zona dell’incrocio vista con le spalle al sottopasso e guardando verso mare.
Sullo sfondo si vede il contingente dei Carabinieri schierato in Via D’Invrea, si sente un manifestante con il megafono gridare più volte ai suoi di indietreggiare e di portarsi dietro gli scudi.
Tra le persone presenti nello slargo di Corso Torino davanti al sottopasso si individua, con la felpa blu munita di scritta CULMV sulla schiena PP (00.06) il quale compare davanti ai Carabinieri e si mette il cappuccio (si veda anche il reperto 164.133 di cui infra).
La situazione dello slargo di Corso Torino in quei momenti viene mostrata anche da altre fonti filmiche e fotografiche.
Delle immagini dei reperti girati dai testi BALSAMO, FUMAGALLI e LUDOVICI si è già detto al paragrafo precedente.
Il reperto 44 [59] (da 1.26.20 a 1.27.20) mostra lo schieramento dei Carabinieri in Via D’Invrea e davanti ad esso in Corso Torino si nota la presenza di molte persone che non hanno atteggiamenti offensivi verso i militari, si notano diversi fotografi (a 1.26.23).
Il reperto 154.02 [60] (da 00.12.39 a 00.16.04) viene inserito nella Consulenza tecnica della difesa FA (quadrante in alto a sinistra) dalle ore 14.52.05 fino alle ore 14.55.39.
Il C.T. Dr. BACHSCHMIDT ha spiegato la procedura usata per dare orario certo alle immagini dei singoli reperti inseriti nel proprio elaborato, orario fondato su quello delle telecamere del traffico (definite “l’orologio del G8”) mediante l’individuazione della medesima scena ripresa da più fonti e la successiva sincronizzazione delle singole riprese [61].
Il P.M. non ha contestato l’esattezza di tale individuazione dei tempi né la correttezza della ricostruzione dei fatti.
Questo reperto mostra sul lato sinistro il muro di un edificio su Via D’Invrea, davanti al quale si trovano due Carabinieri ciascuno munito di lancia lacrimogeni, si vede un ufficiale, nel quale il teste BRUNO ha riconosciuto se stesso, che dà l’ordine di lanciare “là in mezzo”.
Quindi dopo alcuni secondi alle ore 14.52.37 si vede arrivare sopra la testa dei due militari muniti di lancia lacrimogeni un oggetto, che si rivela essere una bottiglia contenente del liquido rosso.
La bottiglia batte contro il muro sopra la testa dei due militari, senza colpirli.
Questo è il primo e unico lancio contro i militari che si apprezza nelle immagini di questo reperto.
Alle ore 14.52.44 si vedono i Carabinieri avanzare, due secondi dopo si sente il rumore provocato dal lancio di un lacrimogeno e si vedono i due militari compiere i lanci.
Davanti ai militari si apre uno spazio non occupato da manifestanti che si sono già allontanati.
Alle 14.53.12 i militari sono ancora all’incrocio tra Via D’Invrea e Corso Torino, un lanciatore spara un lacrimogeno angolando verso l’alto, si vedono i manifestanti sullo sfondo già all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Un manifestante vestito di rosa o rosso prova a calciare via un lacrimogeno, i militari ne lanciano altri, uno viene sparato ad altezza d’uomo (14.53.32).
Quindi vi è l’avanzata del contingente nello slargo di Corso Torino, una parte del contingente si porta in Via Tolemaide verso sinistra, verso cioè la stazione di Brignole.
Qui si vedono alcuni militari stringere contro il muro e poi percuotere con i manganelli una persona che si siede a terra gridando di essere un giornalista (14.54.34).
Si tratta del regista e teste Mario BALSAMO di cui si è detto al paragrafo precedente.
Poco più avanti altri militari percuotono un’altra persona a terra e si rivolgono anche contro l’operatore che per difendersi dice di “essere della RAI” (14.54.57).
Il reperto 192.09 [62] (quadrante in alto a destra della C.T. della difesa FA per la parte che qui interessa dalle ore 14.51.43 alle ore 14.53.02 e poi dalle ore 14.53.46 alle ore 14.55.14) mostra lo schieramento del contingente dei Carabinieri su Via D’Invrea, dove i militari attirano l’attenzione di alcuni fotografi ed operatori, si vede il funzionario con la giacca scura, i jeans, il casco blu della Polizia di Stato e la fascia tricolore.
Dietro il contingente schierato si vedono i mezzi blindati, né i Carabinieri a piedi né i mezzi blindati sono sottoposti al lancio di alcunché.
Si vedono due militari con i lancia lacrimogeni che prendono posto a sinistra vicino al muro di un edificio.
Quindi si nota l’avanzata dei militari a partire dalle 14.52.44, davanti a loro le persone si ritraggono.
I militari avanzano fino all’incrocio, si dividono poi si ricompattano e si portano a destra, cioè verso levante, schierandosi su Corso Torino angolo Via Tolemaide alle ore 14.55.00.
Durante l’intera sequenza si può vedere la sede sopraelevata della ferrovia sulla quale non vi è nessuno e dalla quale non provengono lanci contro i militari.
Questi ultimi si trovano, completamente indisturbati, immediatamente davanti al sottopasso e quindi sotto al ponte ed alla linea ferroviaria (da 14.54.31 a 14.55.11).
Il reperto 164.251 [63] (quadrante in basso a destra della C.T. della difesa FA dalle ore 14.52.09 alle ore 14.52.20) mostra Via D’Invrea da ponente verso levante, sullo sfondo si vede la Chiesa di Piazza Alimonda.
Sulla destra si vede la colonna di veicoli dei Carabinieri, al centro della strada si vedono diversi militari appena scesi che stanno andando a formare lo schieramento sull’incrocio con Corso Torino.
In queste immagini non si vedono lanci di oggetti contro i militari.
Il reperto 198.50 [64] (quadrante in basso a destra della C.T. della difesa FA per la parte che qui interessa dalle ore 14.52.32 alle ore 14.54.21 e poi dalle ore 14.54.32 alle ore 14.55.24) mostra lo schieramento dei Carabinieri su Via D’Invrea.
Queste immagini sono riprese dal terrazzo di un’abitazione sita almeno al primo piano di un edificio posto nello slargo di Corso Torino lato levante.
Esse documentano l’esistenza già nel momento in cui i militari si schierano in Via D’Invrea di uno spazio sgombro davanti al contingente, si vedono alcuni fotografi e cameraman sulla destra, già in Corso Torino.
Anche da queste immagini si può apprezzare l’avanzata dei Carabinieri preceduta dal lancio dei lacrimogeni: le persone presenti nello slargo si ritraggono davanti ai militari senza opporre resistenza.
L’avanzata (ore 14.54.17) viene guidata da un ufficiale che tiene il braccio con il manganello alzato, corrispondente con probabilità al comandante del contingente, Capitano BRUNO.
Il contingente raggiunge l’incrocio con Via Tolemaide e l’ufficiale ne guida una parte verso sinistra, cioè verso la stazione Brignole (ore 14.54.21).
Quindi si ricompatta nel centro dell’incrocio.
Tra i Carabinieri si vedono due appartenenti alla Polizia di Stato, uno dei quali veste la fascia tricolore e corrisponde al Dr. MONDELLI.
Quest’ultimo si trova davanti al sottopasso che indica con il proprio manganello (14.54.41).
Il contingente quindi si sposta verso destra, cioè verso levante, mentre MONDELLI e un altro Agente di Polizia si trovano ancora davanti al sottopasso (14.55.03).
Il reperto 164.133 [65] (quadrante in basso a sinistra della C.T. della difesa dalle ore 14.52.44 alle ore 14.53.03) mostra alle ore 14.52.58 un manifestante con la maglia verde ed i pantaloni chiari che lancia una bottiglia contro il contingente dei Carabinieri che avanza.
Si tratta del medesimo lancio già osservato nelle immagini della telecamera del traffico SAVONAROLA (reperto 57A clip 85).
Quindi alle ore 14.53.00 si vede di schiena un individuo con la felpa della CULMV che viene identificato in PP, il quale si mette il cappuccio della felpa e si para davanti ai Carabinieri [66].
Il reperto 192.17 [67] (quadrante in basso a sinistra della C.T. della difesa dalle ore 14.53.08 alle ore 14.57.52) mostra l’avanzata del contingente di Carabinieri ripresa dapprima dall’altezza del sottopasso di Corso Torino e poi dal lato di levante di Via Tolemaide, cioè la zona da dove proviene il corteo delle Tute Bianche.
Alle ore 14.55.00 si vede sull’angolo di levante dell’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide formarsi lo schieramento dei Carabinieri che occupa l’intera larghezza di Via Tolemaide e si pone davanti al corteo che si trova fermo dietro agli scudi di plexiglas (14.55.03).
Alle 14.55.11 lo schieramento dei Carabinieri appare completato.
Il reperto 4.048 [68] (quadrante in alto a destra della C.T. della difesa dalle ore 14.53.08 alle ore 14.53.42) mostra alle ore 14.53.34 un militare che lancia un lacrimogeno tenendo una traiettoria molto bassa, pressoché ad altezza d’uomo, altri due lanci di lacrimogeni ad altezza d’uomo si vedono dalla stessa posizione a 14.53.36 e a 14.53.40.
Nel montaggio compiuto dal C.T. della difesa alle ore 14.54.07, cioè mentre il contingente comandato dal Capitano BRUNO avanza nello slargo di Corso Torino, si ha modo di sentire la centrale Operativa della Questura che ordina a Gamma 19, cioè al Dr. PAGLIAZZO BONANNO di portarsi con tutti gli uomini a Marassi [69].
Il reperto 41 [70] (quadrante in basso a destra dalle ore 14.54.21 alle ore 14.54.32) mostra dall’alto e da ponente verso levante la zona di Via Tolemaide e dell’incrocio di questa con Corso Torino.
Si vede una folla consistente allontanarsi velocemente verso ponente cioè verso la stazione Brignole, quindi compaiono i Carabinieri, una parte dei quali avanza verso la stazione.
Sulla massicciata ferroviaria si vedono due persone che osservano la situazione sottostante senza lanciare alcun oggetto, si tratta delle medesime due persone già ritratte dalla telecamera del traffico VERDI.
Il C.T. della difesa FA ha mostrato anche il filmato reperto 4071 [71] costituito da tre clip che mostra l’arrivo dei Carabinieri all’incrocio tra Via D’Invrea e Corso Torino.
All’inizio i militari si trovano ancora sui blindati fermi in Via D’Invrea, non vi sono giornalisti vicino a loro, sulla sinistra dell’immagine (00.01) si vede MONDELLI in piedi vicino ad un edificio.
La situazione appare del tutto tranquilla ci sono poche persone davanti ai militari, tra i quali giornalisti e fotografi, non si vedono lanci contro i Carabinieri, né alcun militare colpito, non oggetti per terra, sassi o bombe Molotov (00.19).
I Carabinieri scendono con calma dai veicoli e si schierano sull’incrocio (00.36 – 00.45).
A parere del C.T. della difesa queste immagini smentiscono le dichiarazioni di BRUNO secondo cui il contingente venne sottoposto ad un attacco mediante il lancio di bombe Molotov quando si trovava ancora sui mezzi.

23. La carica al corteo delle Tute Bianche, il racconto dei testi appartenenti alle Forze di Polizia.
Una volta terminata la breve carica verso la stazione Brignole i Carabinieri si riunirono nell’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide, proprio davanti al sottopasso ferroviario.
Quindi si rivolsero verso levante, schierandosi lungo l’asse orizzontale di Via Tolemaide davanti al corteo delle Tute Bianche fermo dietro gli scudi di plexiglas.
I due schieramenti rimasero fermi per poco più di un minuto e mezzo (dalle 14.55.03 alle 14.56.46) ad una distanza di alcune decine di metri (sullo sfondo delle immagini si notino il numero e l’ampiezza delle arcate del rilevato ferroviario che separano i due schieramenti).
Quindi i Carabinieri caricarono il corteo, dapprima con il lancio di alcuni lacrimogeni, poi avanzando, attaccando gli scudi con i manganelli e facendoli cadere.
La carica proseguì nei confronti dei manifestanti, ormai privi di protezione.
Il corteo venne così respinto verso levante per alcune decine di metri fino ad oltre l’incrocio con Via Casaregis.
Nelle immagini relative a questa fase si individua l’imputato DAAF.
Mario MONDELLI ha ricordato come, una volta terminato l’inseguimento di alcuni manifestanti verso la stazione Brignole, i Carabinieri si erano ricompattati all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Intenzione del teste era far sgombrare l’area dell’incrocio, consentire il passaggio dei mezzi blindati e proseguire poi verso Marassi.
Al lancio di corpi contundenti i Carabinieri avevano risposto con il lancio di lacrimogeni e le successive cariche all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Conseguentemente una parte dei dimostranti si disperdeva verso il sottopasso che il contingente doveva attraversare.
Nel sottopasso il teste vedeva numerose persone, se la galleria fosse stata libera il teste sarebbe passato e avrebbe proseguito, egli doveva recarsi in un’altra zona della città e non aveva pertanto alcun interesse a fermarsi o ad avere uno scontro in Via Tolemaide.
Sulla destra, cioè verso levante, c’erano altri dimostranti che avanzavano protetti da barriere di plexiglas tenute insieme da tubi Innocenti e anche tra questi si erano rifugiate alcune delle persone che poco prima occupavano l’incrocio ed avevano aggredito i Carabinieri.
Anche da questa parte arrivavano oggetti contundenti contro i militari che allora operarono una breve carica che consentì al contingente ad avanzare di qualche decina di metri in Via Tolemaide.
Lo scontro durò poco e solo in seguito ad esso il teste venne a sapere che insieme a questi manifestanti c’erano le cd Tute Bianche.
A quel punto MONDELLI si frappose tra i due schieramenti, sembrava che ci fosse la volontà di parlamentare e decise di far arretrare il contingente.
Fino a questo punto erano trascorsi pochi minuti.
Il teste spiegava il proprio intervento con la circostanza che tra i manifestanti ve ne erano alcuni che sembravano pacifici ed egli voleva evitare che questi venissero coinvolti negli scontri.
Vi fu un momento di pausa, ma immediatamente dopo i militari vennero nuovamente attaccati con violenza e completarono l’arretramento fino all’angolo di Corso Torino.
Qui uno dei blindati ebbe un guasto meccanico, rimase bloccato e venne in seguito danneggiato ed incendiato.
Dopo il ripiegamento in Corso Torino il contingente vi era rimasto per circa due ore senza più ritornare su Via Tolemaide.
Guardando le immagini contenute nel primo filmato del DVD 2 (da minuto 2.31) prodotto dalla Polizia Municipale al minuto 6.13 [72] il teste ricordava di aver visto persone anche sulla massicciata ferroviaria e che anche da quella direzione vi erano stati lanci di pietre contro i Carabinieri.
Quindi doveva essersi verificato un intervento della POLFER o comunque di personale in uniforme che il teste vide correre dalla stazione in quella direzione.
Rispondendo alla difesa MONDELLI spiegava che, quale funzionario, il suo nome era indicato nelle diverse ordinanze che riguardano i servizi di ordine pubblico relativi al vertice del G8.
C’erano state delle riunioni preliminari ed erano state esaminate le diverse problematiche prevedibili.
Sicuramente nei provvedimenti relativi ai servizi di tutela dell’ordine pubblico erano contenute disposizioni relative al corteo delle Tute Bianche o del GENOA SOCIAL FORUM ma non riguardavano il servizio del teste ed egli non aveva memoria di disposizioni particolari in merito.
Quando era arrivato in Via D’Invrea MONDELLI sapeva dell’esistenza di diversi cortei, uno dei quali interessava la zona che stava per essere attraversata dal suo contingente, sapeva anche che il corteo dei Disobbedienti aveva un’organizzazione a forma di testuggine.
Egli però confidava di riuscire a passare oltre senza avere alcun contatto con esso, non aveva ricevuto nessun particolare avvertimento inerente il suo arrivo e al momento di vedere la manifestazione non l’aveva riconosciuta come quella dei Disobbedienti.
A MONDELLI non interessava il corteo, non ne conosceva la natura né il percorso, gli interessavano invece le persone che dapprima occupavano l’incrocio ed avevano aggredito i militari e che poi si erano mischiate al corteo.
Egli aveva rapporti diretti a voce solo con l’Ufficiale dei Carabinieri che comandava il contingente (il Capitano BRUNO) e, tramite la radio, con la Sala Operativa della Questura.
Ordinò a BRUNO di avanzare nello slargo e di creare un cuscinetto per poter proseguire verso Marassi, le modalità operative come il lancio dei lacrimogeni avvennero di conseguenza su disposizione dell’Ufficiale dell’Arma.
MONDELLI si manteneva dietro la prima fila di Carabinieri per non disturbarne lo schieramento e, una volta iniziato il movimento vide una parte degli aggressori che scappava verso levante, oltrepassava il fronte del corteo e si mischiava con esso.
Il corteo era a qualche decina di metri dall’incrocio e non occupava la strada per l’intera larghezza, così era possibile passare ed entrarvi di fianco.
Gli scudi di plexiglas erano tenuti insieme da tubi di ferro abbastanza pesanti, che costituivano mezzi di offesa e, durante la carica vennero tolti dai Carabinieri ed abbandonati a terra, per poi essere nuovamente ripresi dai dimostranti.
Al momento della carica MONDELLI si trovava immediatamente alle spalle del contingente e non vedeva BRUNO, lo scopo di questa manovra era creare un’area di sicurezza per poi allontanarsi.
Il contingente non doveva contrastare o impedire il corteo, ma intendeva ristabilire l’ordine pubblico nei confronti di persone aggressive che lanciavano corpi contundenti contro i militari e che avevano trovato rifugio al suo interno.
La carica contro il corteo durò uno o due minuti e non venne ordinata da MONDELLI, ma costituiva uno sviluppo dell’ordine dato in precedenza.
La carica è stata definita dal teste come non eccessivamente violenta, era consistita in un fronteggiamento tra gli scudi dei militari e quelli dei dimostranti, si trattò di un intervento “contenuto” e “difensivo” al fine di recuperare un po’ di spazio, quindi arretrare e mettere in sicurezza il personale.
I lanci contro i militari erano continui.
“Avv. TAMBUSCIO: ci sono stati lanci di oggetti nei vostri confronti?
Teste Dott. MONDELLI: oggetti hanno continuato a essere lanciati per tutta la durata del … diciamo dell’intervento su Via Tolemaide.
Avv. TAMBUSCIO: e la fase … mi chiedo nella fase…
Teste Dott. MONDELLI: anche durante quella fase lì.
Avv. TAMBUSCIO: nella fase del fronteggiamento.
Teste Dott. MONDELLI: anche durante quella fase lì e anche dall’alto della sede ferroviaria.
Avv. TAMBUSCIO: era … per spiegarci … un oggetto…
Teste Dott. MONDELLI: no, no, erano…
Avv. TAMBUSCIO: fitto.
Teste Dott. MONDELLI: … molti oggetti abbastanza fitto… abbastanza fitto. Comunque sia…” (udienza 16/11/2004 pagg. 105 e 106).
Durante la carica non vi furono contatti con la Sala Operativa.
Solo in seguito il teste era stato informato dalla S.O., probabilmente dal Dr. PAPA, che davanti a lui c’era il corteo delle Tute Bianche, allora MONDELLI si era frapposto tra i due schieramenti ed aveva parlato con un rappresentante del Genoa Social Forum, il quale sembrava dissociarsi dall’azione violenta compiuta contro i Carabinieri.
Quindi allo scopo di evitare di aggravare gli scontri il teste ritenne opportuno interrompere il fronteggiamento e ordinò l’arretramento del contingente.
Non ricordava ma non escludeva che dalla Sala Operativa qualcuno gli abbia chiesto di lasciar passare il corteo.
La guida locale datagli dalla Questura di Genova era sparita una volta che il contingente aveva raggiunto l’incrocio con Via Tolemaide.
I blindati che seguivano la compagnia erano circa venti, il teste non sapeva dire se avessero svolto interventi nelle adiacenti Vie Casaregis e D’Invrea.
Una volta occupato lo slargo di Corso Torino e raggiunto l’incrocio con Via Tolemaide MONDELLI non aveva ritenuto di proseguire nel sottopasso ferroviario per raggiungere Marassi perché lanciare a velocità venti blindati in un sottopasso buio e pieno di fumo gli sembrava costituire un grave pericolo per le persone a piedi che ivi si trovavano.
Il difensore obbiettava che in quel momento il contingente era schierato a terra e avrebbe pertanto potuto intervenire a piedi nel sottopasso.
Il teste rispondeva che intendeva creare le premesse per poter far risalire gli uomini sui mezzi e poi ripartire.
Data la situazione di pericolo per l’ordine pubblico, determinata dall’atteggiamento aggressivo dei manifestanti che lanciavano pietre, corpi contundenti e bottiglie Molotov prima di liberare il sottopasso e proseguire appariva necessario fronteggiare i manifestanti di Via Tolemaide, sia verso ponente sia verso levante.
La difesa mostrava al teste alcuni reperti filmati.
Il reperto 192.9 [73] (da 2:38:01 a 2:42:20) mostra l’avanzata dei Carabinieri nello slargo di Corso Torino e le fasi successive riprese da terra.
MONDELLI dichiarava di essere stato vicino ai militari quando il contingente si era diviso in due parti, una della quali si era mossa verso Brignole e l’altra verso levante (2:38:45).
In questo momento le immagini mostrano che nell’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide erano presenti i soli Carabinieri a piedi seguiti dai blindati, si vede anche la sede della massicciata ferroviaria, sopra la quale non vi è nessuno.
Alla domanda se il contingente non avesse potuto passare in quel momento all’interno del sottopasso il teste rispondeva che dentro il sottopasso vi erano delle persone.
MONDELLI non aveva pensato di tornare indietro ed usare un diverso sottopassaggio.
Il difensore chiedeva più volte al teste di indicare se nel filmato vedesse lanci di oggetti provenienti dalla massicciata ferroviaria contro i Carabinieri.
Il teste non forniva alcuna indicazione in merito.
Le immagini (il punto in questione andava da 2:38:56 a 2:39:21 e in parte sono già state esaminate al paragrafo 22) mostrano che in questo momento sopra la ferrovia, a partire dal sottopasso e poi verso levante fino a sopra la posizione del corteo non vi è nessuno.
Il contingente dei Carabinieri si trova nell’incrocio e si volge verso la parte di levante di Via Tolemaide, cioè verso il corteo, e non viene fatto oggetto di lanci di nessun genere.
Quindi (a 2:39:32) alle spalle delle prime file di Carabinieri rivolte verso il corteo si vede un Funzionario di P.S., vestito con giacca scura, casco blu e fascia tricolore che con il proprio manganello indica il sottopasso e poi si muove verso di esso, cioè verso la sinistra dell’immagine.
Richiesto di spiegare questi gesti MONDELLI dichiarava che in quel momento stava cercando di rendersi conto della situazione perché non tutti i Carabinieri erano andati nella medesima direzione.
È possibile che con quei gesti egli volesse indirizzare il contingente verso il tunnel, però non ricordava.
A 2:39:40 si nota un fumogeno che proviene dalla strada ed arriva verso i militari, poi (2:39:55) un oggetto volare al centro dello schermo, quindi si vede del fumo nella zona del corteo e a 2:39:58 si sentono degli scoppi che potrebbero essere attribuibili ad altrettanti lanci di lacrimogeni.
Si vedono i militari arretrare di qualche metro, sulla sinistra si nota un sasso lanciato dal luogo dove ci sono i militari contro il muro della ferrovia e in direzione del corteo (2:40:36), quindi inizia l’avanzata e la carica (2:40:40).
MONDELLI spiegava che la situazione era pericolosa per il reparto di Carabinieri e per l’ordine pubblico e ritenne di reagire ad essa con brevi cariche di alleggerimento per poi allontanarsi.
“Avv. TAMBUSCIO: perché era turbato l’ordine in questo momento?.
Teste Dott. MONDELLI: ma sì, adesso da queste immagini così estrapolate da un contesto generale parrebbe quasi di no, però il ricordo che ho io è molto diverso da queste immagini.
Avv. TAMBUSCIO: mi scusi, non sono estrapolate,c’è una sequenza continua.
Teste Dott. MONDELLI: la sensazione che ho avuto io evidentemente era molto diversa da quella che si può percepire qua oggi” (udienza 16/11/2004 pag. 157).
Il teste dichiarava che il fumo che si vede sopra il corteo (a 2:40:51) poteva essere provocato dai lacrimogeni oppure da altra causa a lui ignota.
Nelle immagini il teste faceva notare che sulla sede stradale si vedono diverse cose che evidentemente dovevano essere state lanciate in precedenza.
Le immagini relativa alla carica sul corteo mostrano continuamente la sede della ferrovia, sopra la quale non si vede nessuno e dalla quale non si vedono provenire lanci di alcun genere contro i militari.
Il difensore lo faceva notare al teste chiedendogli se i lanci provenissero dalla parte di ferrovia inquadrata (a 2:42:05), MONDELLI rispondeva affermativamente, ma non ricordava se i lanci fossero avvenuti prima o dopo la ripresa di queste immagini.
Il reperto 41 [74] (da 1:07:39 a 1:10:18) mostra la stessa fase ripresa da ponente e dall’alto.
A 1:07.59 il difensore indicava alcune persone che a seguito dell’avanzata dei Carabinieri nello slargo di Corso Torino si infilano nel sottopasso ferroviario e domandava se questi potevano essere gli autori dei precedenti lanci contro i Carabinieri [75].
MONDELLI non lo escludeva, come non escludeva che gli aggressori si fossero diretti verso il corteo.
Nelle immagini (a 1:07:57) il teste faceva notare un gruppo piuttosto numeroso di persone che si muoveva verso il corteo.
Quindi (a 1:09.02 e ss.) si vede lo schieramento dei militari davanti al corteo, che il teste riconosceva con probabilità.
Il difensore chiedeva nuovamente al teste di indicare lanci di oggetti contro i Carabinieri che avesse visto nelle immagini
Dopo qualche attimo il teste dichiarava che data la scarsa definizione delle immagini non si vedevano lanci contro i militari, che invece ricordava come frequenti (immagini fino a 1:09:50).
In realtà la qualità delle immagini non appare di scarsa definizione e (a 1:09:15) mostra la contrapposizione tra il contingente ed il corteo ed un militare che avanza da solo per lanciare a mano un lacrimogeno oltre gli scudi di plexiglas.
Le immagini appaiono sufficientemente nitide e non mostrano alcun lancio contro i militari.
Il teste ribadiva che, una volta arrivati a contatto con le barriere di plexiglas, i militari si erano accorti che le stesse erano tenute insieme da spranghe di ferro piuttosto pericolose se usate in una manifestazione.
Queste non vennero usate in quel momento contro il contingente, ma ne ricorda l’uso fatto in seguito ai danni del blindato rimasto in panne.
Data la presenza di quelle spranghe vi era una palese situazione di illegalità che i militari dovevano contrastare.
Il corteo era formato da una massa imponente di persone ed il contingente era forte di soli centonovanta uomini.
Però questo non rappresentava un problema perché compito dei militari non era affrontare e disperdere il corteo ma solo tamponare la situazione contrastando un gruppo di violenti.
Le immagini (da 1:10:35) mostrano i Carabinieri che si avvicinano agli scudi di plexiglas tenuti fermi dai manifestanti.
I militari battono con i manganelli contro gli scudi fino ad abbatterli, quindi proseguono nella loro avanzata.
Il difensore domandava se vi era stato un ordine specifico di avanzare oltre la barriera degli scudi, ma il teste rispondeva che in quel frangente non ci sarebbe stato modo di dare qualsiasi tipo di ordine.
MONDELLI si riconosceva nel funzionario con la fascia tricolore (visibile sulla destra appena dietro la prima fila di Carabinieri) anche perché egli era l’unico funzionario presente nel luogo ritratto.
Il difensore domandava al teste di descrivere l’azione ritratta a 1:10.47, dato che MONDELLI si trovava abbastanza vicino alla scena (è riconoscibile sulla destra dell’immagine per la fascia tricolore).
Il teste rispondeva che si era trattato di un contatto fisico che rappresentava il proseguimento dell’azione iniziata qualche minuto prima.
Le immagini mostrano un gruppo di Carabinieri che, oltrepassato lo sbarramento costituito dagli scudi di plexiglas, percuote con i manganelli alcune persone che paiono a terra.
Venivano fatte ascoltare alcune comunicazioni provenienti dalla Sala Operativa della Questura.
La comunicazione delle ore 14.29.41 [76] veniva riconosciuta dal teste come quella che gli ordinava di portarsi a Marassi.
Peraltro l’ordine indicava di fare presto e faceva i nomi di strade che non conosceva, MONDELLI pertanto si era fatto assegnare una guida genovese, questa aveva condotto il contingente all’incrocio e poi era sparita.
Nelle comunicazioni era stato menzionato il corteo, ma il teste non aveva memorizzato questo dato.
La comunicazione delle ore 15.05.05 [77] non era intercorsa tra il teste e la S.O., MONDELLI ammetteva che teoricamente avrebbe potuto ascoltarla sulla radio, ma praticamente non lo aveva fatto.
Il teste riconosceva la conversazione delle ore 15.22.52 [78] come quella con la quale la S.O. gli comunicava di lasciar passare il corteo delle Tute Bianche.
Questa era giunta dopo le azioni viste nelle immagini di cui sopra.
A quel punto MONDELLI si era preoccupato di far allontanare il contingente.
Non ricordava di aver sentito in particolare le frasi contenute nella comunicazione della S.O. delle ore 14.51.53 [79].
All’arrivo sull’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide il Capitano Antonio BRUNO si era dapprima diretto verso la stazione all’inseguimento di un numero esiguo di manifestanti.
Quindi aveva ricompattato il contingente dirigendolo nella direzione opposta di Via Tolemaide dove si trovava un numero di persone così considerevole da occupare l’intera via.
Tra le persone che si trovavano davanti ai militari il teste individuò un corteo che sembrava composto dagli aderenti al gruppo delle Tute Bianche.
Questi infatti erano vestiti di bianco, indossavano armature di poliestere, caschi antinfortunistici, maschere e occhiali da verniciatore ed erano protetti da scudi di plexiglas.
I Carabinieri bloccarono la strada e fronteggiarono il corteo.
BRUNO non sapeva che in quel luogo doveva passare il corteo delle Tute Bianche, semplicemente se lo trovò davanti.
Le persone che fino a poco prima si erano contrapposte ai militari si erano dispersi e in parte erano stati assorbiti da quel corteo.
In testa al corteo c’erano le Tute Bianche, dietro una folla che occupava la strada “a perdita d’occhio” ben visibile data la conformazione in salita di Via Tolemaide.
“Teste Cap. BRUNO: I miei uomini ci siamo dapprima fermati, poi praticamente siamo stati di nuovo fatti oggetto da parte di questi dimostranti di lancio di oggetti vari, sassi, pietrume e via dicendo, quindi abbiamo fatto delle cariche di alleggerimento e abbiamo proseguito su Via Tolemaide fino a raggiungere Via Caffa, l’incrocio con Via Caffa” (udienza 16/112/2004 pag. 191).
Durante l’avanzata uno dei plotoni chiuse Via Casaregis dove si erano portati alcuni manifestanti.
A seguito della prima carica i manifestanti erano arretrati e si erano riorganizzati, quindi avevano iniziato nuovamente i lanci contro i Carabinieri.
Questi avevano operato perciò una seconda carica che aveva fatto arretrare il corteo fino a Via Caffa.
Durante la carica si verificarono dei contatti fisici, dei veri scontri perché i manifestanti non erano arretrati subito.
Alcuni di quelli che cercarono il contatto fisico vennero tratti in arresto.
Sul proprio cammino il contingente incontrò un furgone Fiat Ducato ed un camion posti al centro della strada.
Anche da i veicoli partivano lanci di oggetti e di vernice contro i militari.
Giunti all’incrocio con Via Caffa i Carabinieri non erano più in grado di proseguire a causa della consistente inferiorità numerica rispetto alla folla che fronteggiavano e perché non potevano chiudere tutte le vie laterali.
Inoltre in quel momento si fecero avanti dei rappresentanti dei manifestanti che cercarono una trattativa dicendo che nel corteo si erano infiltrati dei violenti.
BRUNO chiamò MONDELLI e insieme fermarono il contingente che venne fatto arretrare su Corso Torino.
I militari abbassarono gli scudi e si rilassarono ma, durante l’arretramento, un nutrito gruppo di individui dal volto coperto li investì con un fittissimo lancio di pietre e pezzi di cemento di grosse dimensioni.
I lanci provenivano dalla parte anteriore dello schieramento, cioè da Via Tolemaide e dal fianco, cioè da Via Casaregis.
Su quest’ultima uno dei plotoni effettuò alcune cariche di alleggerimento per contenere la spinta della folla.
I mezzi blindati vennero usati durante il ripiegamento per coprire i militari dal lancio di oggetti.
BRUNO era rimasto sempre in Via Tolemaide, aveva quindi avuto una visione solo parziale degli accadimenti di Via Casaregis.
Il P.M. mostrava le immagini del DVD 2 della Polizia Municipale (da 2.31) e il teste confermava trattarsi di immagini relative alla propria Compagnia.
In particolare i mezzi blindati seguivano il contingente a piedi per dare a questo un via di fuga se le cose si fossero messe male.
Nelle immagini del minuto 4.18 [80] il teste riconosceva la situazione che il contingente aveva davanti a sé guardando Via Tolemaide verso levante, cioè il corteo.
Fino a quel momento non si era ancora verificato il contatto con i manifestanti.
Era stato BRUNO a decidere di giungere al contatto fisico con i manifestanti.
“P.M.: Senta, il fatto di arrivare a contatto diretto con i manifestanti è stata una decisione sua, è stata anche questa una situazione diciamo che si è mossa in automatico? Oppure quale era la ragione…
Teste Cap. BRUNO: no, questa Le posso dire che … cioè è stata … è stata una … una … una mia decisione, perché, ripeto, abbiamo cominciato il movimento … abbiamo cercato di tenerli un po’ più lontano da … da Corso Torino … perché comunque fino a quel momento siamo sempre … anche in questa circostanza comunque ci arrivavano diciamo cose addosso, quindi ci siamo … in un certo senso abbiamo cercato di disperderli ulteriormente, di allontanarli ulteriormente, quindi io affermo che è stata una mia decisione, questo sì. perché poi ero io lì presente. Questo senza dubbio” (udienza 16/11/2004 pag. 220 e s.).
L’azione non aveva l’intento di disperdere l’imponente massa di persone ma di compiere un’avanzata, poi il teste aveva deciso di ritirarsi per le ragioni già viste.
Lo scontro con i manifestanti fu di breve durata, forse un minuto o anche meno.
BRUNO non ricordava se in quel momento i Carabinieri venissero aggrediti anche dalla sede ferroviaria, perché era troppo intento a guardare la strada davanti a sé per distogliere lo sguardo verso la massicciata soprastante.
Però avvertiva oggetti che cadevano sul casco.
In seguito durante l’assalto al blindato in panne aveva visto persone che dalla massicciata lanciavano sassi contro il contingente.
Nelle immagini del minuto 6.05 [81] riconosceva il camion dei manifestanti al quale aveva fatto riferimento, mentre a minuti 6.20 i Carabinieri si erano fermati perché era in corso la trattativa con un rappresentante dei manifestanti.
In queste immagini si vedono dei lanci dalla sede ferroviaria, ma BRUNO precisava di non averci fatto troppo caso perché era attento a ciò che accadeva sulla strada.
Su domande della difesa il teste precisava di aver perso di vista MONDELLI fin dal momento in cui, esaurita l’avanzata verso Brignole, era ritornato all’incrocio ed aveva compattato il contingente, da qui in poi MONDELLI non si trovava più vicino a lui.
Durante tutta questa fase e quella della successiva carica contro il corteo BRUNO non ebbe alcun contatto con la Sala Operativa dei Carabinieri, un contatto ci sarebbe stato invece solo più tardi, al momento cioè in cui dopo l’arretramento su Corso Torino il teste avrebbe chiesto dei rinforzi.
Quando i militari occuparono l’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide sembrava al teste che la zona del sottopasso fosse libera, però la sua attenzione era focalizzata sui due lati di Via Tolemaide.
In quella situazione egli non prese in considerazione l’ipotesi di proseguire verso Marassi, perché non ne conosceva la strada e non sapeva pertanto di dover passare da lì.
In Via Tolemaide di fronte ai militari vi era una massa imponente di persone molto compatta che riempiva l’intera strada.
Il teste non si rese conto che quello era il corteo delle Tute Bianche, del quale non conosceva il percorso.
Nella parte anteriore vi erano delle persone travisate, munite di caschi di vario genere e protette dagli scudi di plexiglas; questi avevano un atteggiamento ostile e lanciavano diversi oggetti contro i militari.
Quello che il teste vedeva non era un corteo pacifico ma un gruppo di persone “armato”, insomma una minaccia per il contingente e per il resto della città.
Pertanto BRUNO ordinò alcune cariche di alleggerimento per disperdere i manifestanti che aveva davanti.
Egli ha spiegato come la carica di alleggerimento sia un deterrente volto al fine di alleggerire la pressione su di un punto, si tratta di una sequenza di movimenti coordinati del contingente che avanza, effettua una sosta, arretra, avanza ancora e così via.
Diversa dalla carica di alleggerimento è quella risolutiva che prevede il contatto fisico con l’obbiettivo.
Intento del teste non era condurre una carica risolutiva ma disperdere i manifestanti come già avvenuto in precedenza.
Prima di impartire il relativo ordine egli non ebbe il tempo né di consultarsi con MONDELLI né di dare ai manifestanti qualsiasi invito a disperdersi perché l’azione era concitata, la minaccia vicina e tangibile e si trattava di proseguire nella precedente azione.
In altri termini BRUNO ha spiegato di essersi uniformato a precedenti condotte: egli aveva sì preso l’iniziativa, ma solo per reagire e disperdere chi si comportava in modo ostile verso il contingente.
Inoltre vi erano, o almeno il teste credeva che vi fossero delle vie laterali a Via Tolemaide cioè delle vie di fuga per consentire il deflusso delle persone.
Anche questa manovra venne preceduta dal lancio di lacrimogeni.
Prima di lanciare i lacrimogeni contro il corteo BRUNO non chiese una specifica autorizzazione a MONDELLI perché quest’ultimo non era vicino a lui, così il teste prese l’iniziativa ritenendo di avvalersi dell’autorizzazione già avuta in precedenza.
Aggiungeva che, una volta ottenuta l’autorizzazione del Dirigente di Polizia, non c’è un limite prestabilito al lancio di lacrimogeni, anche se la loro quantità deve rispecchiare le esigenze del momento.
A specifica domanda BRUNO ammetteva di conoscere la Direttiva Generale del Capo della Polizia relativa all’uso dei lacrimogeni e dei manganelli.
Dopo i lanci vennero condotte le cariche di alleggerimento, la prima arrivò a contatto fisico con i manifestanti, alla seconda i manifestanti si dispersero spostandosi nelle vie laterali o tornando indietro su via Tolemaide.
Al momento del contatto fisico il teste si trovava davanti ai propri uomini e furono appunto i Carabinieri a muoversi verso i manifestanti e non viceversa.
Durante la prima carica i manifestanti non ebbero il tempo né la volontà di disperdersi, secondo BRUNO questi avevano la manifesta intenzione di rimanere fermi ed avere lo scontro con i militari.
Davanti al teste c’era un muro di scudi, alcuni individuali altri collettivi, con delle persone organizzate dietro.
Prima della carica BRUNO non vedeva se i manifestanti avevano dei bastoni o delle spranghe, se ne sarebbe accorto solo poco dopo, al momento dello scontro quando i manifestanti reagirono prendendo i militari a bastonate e cercando di strappare loro le maschere antigas o parte dell’equipaggiamento.
Lo scontro vero e proprio durò pochissimo, quindi i militari si fermarono e formarono di nuovo la linea mentre i dimostranti arretrarono e si riposizionarono.
La prima parte della carica ebbe l’effetto di abbattere gli scudi, però quando i Carabinieri vi arrivarono sopra questi erano già stati in parte scompaginati dal lancio dei lacrimogeni.
I Carabinieri giunsero in prossimità di un furgone Fiat Ducato che non aveva segni convenzionali, né croci rosse né lampeggianti che potessero farlo riconoscere come ambulanza, i militari ne aprirono le porte, qualcuno ne ruppe i vetri e così facendo si assicurarono che dentro al furgone non vi fossero persone che potevano lanciare oggetti contro di loro.
L’azione era molto concitata.
Vi era anche un camion, forse rosso, dal quale provenivano lanci di oggetti e di vernice ma che i Carabinieri non raggiunsero.
Alcuni manifestanti vennero tratti in arresto e accompagnati verso le retrovie per essere consegnati alla territoriale.
I militari avanzarono fino all’incrocio con Via Caffa, oltrepassando l’incrocio con Via Casaregis, qui si fermarono e avvenne la trattativa con il rappresentante dei manifestanti.
Solo in questo momento BRUNO rivide MONDELLI che assentì ad interrompere l’avanzata.
La pausa fu molto breve e mentre il contingente arretrava fino a Corso Torino venne aggredito da nuovi lanci.
Al momento di raggiungere nuovamente Corso Torino il teste comunicò per la prima volta con la centrale dei Carabinieri e chiese dei rinforzi.
Anche in relazione a questa fase la difesa mostrava al teste dei filmati e delle fotografie.
In relazione ad una parte del reperto 192.09 (da 2:38:02) si è già riferito in precedenza (paragrafo 20).
Qui occorre aggiungere che il teste ha ammesso come, diversamente da altri candelotti lacrimogeni che si aprivano, quelli lanciati dai FAL potevano essere lanciati indietro dai manifestanti.
Durante il filmato si sente il rumore di numerosi scoppi che il teste ha ipotizzato potessero essere relativi a lanci di lacrimogeni o anche di esplosivi contro il contingente.
Il teste non aveva potuto contare i lanci di esplosivi contro i militari perché l’azione era molto concitata, però i rumori c’erano e gli esplosivi sono stati effettivamente lanciati contro i Carabinieri, tanto che vi fu personale ferito da bombe carta.
Il lancio era continuo, non ricordava pause significative.
Il teste riconosceva (a 2:14.09) gli scudi di plastica (plexiglas) messi a protezione del corteo e aggiungeva che gli scudi erano comparsi ancora in seguito su Corso Torino dopo l’incendio del blindato.
Dopo la prima carica su Via Tolemaide i dimostranti non avevano avuto il tempo di riorganizzarsi e di alzare nuovamente gli scudi.
Il teste riconosceva nelle immagini la prima carica e lo sfondamento degli scudi mediante i manganelli TONFA d’ordinanza (2:14.49).
I Carabinieri in questa fase avevano incontrato resistenza attiva, la situazione era molto confusa ma BRUNO ricordava di aver visto all’interno del corteo delle persone munite di bastoni e di spranghe.
Anche nelle fotografie reperti 70H27OGGS95MS, Difesa 20 luglio numeri 21, 24, 26, 27, 28, 30 il teste riconosceva lo sfondamento degli scudi del corteo e la fase immediatamente successiva.


reperto 70H27OGGS95MS

reperto F_07-20luglio_24.JPG

reperto F_07-20luglio_27.JPG

reperto F_07-20luglio_28.JPG

reperto F_07-20luglio_30.JPG

BRUNO ipotizzava che la persona con la fascia tricolore che si vede sulla sinistra della foto 30 (riconoscibile anche per il casco blu ed i pantaloni chiari) fosse il Dr. MONDELLI.
Sulla destra delle immagini del filmato reperto 192.21 [82] (da 00:28:50) il teste indicava gli scudi affrontati dal suo contingente, si tratta di una ripresa corrispondente alle foto appena viste.
Sulla destra si vede un militare che esplode un lacrimogeno direttamente contro gli scudi puntandolo orizzontalmente, il teste non sapeva spiegare questo gesto, ipotizzava che si trattasse di un colpo partito accidentalmente.
Il teste riconosceva nelle immagini del reperto 192.23 [83] (da 00:13:05) il momento in cui i Carabinieri avevano raggiunto su Via Tolemaide gli automezzi già descritti, quindi una fase successiva allo sfondamento degli scudi.
Non ricordava se il contingente avesse proseguito la propria avanzata oltre questo punto (a 13.22), i militari si erano infine fermati all’incrocio con Via Caffa e l’intenzione era sempre stata quella di disperdere i manifestanti.
Dopo la prima carica contro gli scudi di plexiglas il reparto aveva operato altre cariche di alleggerimento forse più di due.
Il teste si trovava sempre in posizione avanzata e non laterale.
Al minuto 16.20 si vede un militare disceso nel cortile della METALFER mentre spruzza qualcosa e il teste confermava che i Carabinieri erano dotati anche di lacrimogeni al CS a mano, cioè da spruzzare.
Nelle immagini del reperto 192.14 [84] (dal minuto 2:06.10) il teste riconosceva la medesima scena.
In particolare (a 2:07.57) riconosceva il camion sullo sfondo vicino alla folla e (2:08.08) il furgone Fiat Ducato bianco.
Nelle immagini del minuto 2:09.32 si vedono alcuni Carabinieri che battono con i manganelli contro la carrozzeria ed i vetri del Fiat Ducato ammaccando la prima e rompendo i secondi.
Il teste spiegava che il Ducato era stato superato dal reparto ed evidentemente qualcuno si era chiuso all’interno del furgone.
In precedenza dal furgone erano provenuti dei lanci di vernici e di altro contro i militari che quindi non avevano ritenuto sicuro lasciarsi alle spalle il Ducato con qualcuno dentro.
Esaminando gli ingrandimenti di alcune foto prodotte dalla difesa [85] il teste doveva riconoscere che alcuni militari portavano dei bastoni diversi dai manganelli TONFA d’ordinanza.



reperto R_070 H 27-0GGS95MS.JPG

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Il difensore domandava spiegazione del possesso di oggetti non regolamentari da parte di militari del contingente del teste[86].
BRUNO rispondeva che l’intero reparto era equipaggiato con il TONFA, quindi non era in grado di fornire alcuna spiegazione [87].
Egli aveva avuto contatto con questa Compagnia solamente durante l’addestramento prima a Velletri e poi a Milano per un totale di due settimane, quindi li aveva comandati durante i giorni del vertice di Genova.
Il Tenente Paolo FAEDDA ha ricordato come una volta spostatisi verso la parte di levante di Via Tolemaide i Carabinieri avevano effettuato alcune cariche di alleggerimento respingendo i manifestanti per circa cento metri, cioè oltre l’incrocio con Via Casaregis.
I blindati appartenenti al contingente si erano accodati al reparto ed entrarono su Via Tolemaide direzione levante.
Un plotone comandato dal Tenente SACCARDI si era posizionato in Via Casaregis dove i manifestanti eressero delle barricate e lanciarono numerosi oggetti contro i militari.
In Via Tolemaide invece si arrivò ad una trattativa condotta da MONDELLI con qualcuno dei manifestanti, la pausa durò circa dieci minuti, quindi venne impartito l’ordine di arretrare su Corso Torino.
Nelle immagini mostrategli dal P.M. (si tratta del 2° DVD predisposto dalla Polizia Municipale, pulsante 1 a partire da 2.30) il teste riconosceva a 4.18 la situazione che trovò davanti a sé quando si diresse verso la parte di levante di Via Tolemaide, cioè il corteo fermo e schierato dietro gli scudi.
Tutto il contingente si era portato verso levante, perché l’azione verso ponente era durata pochissimo.
Quindi il contingente aveva lanciato i lacrimogeni (4.30) ed operato la carica contro la testuggine (4.56).
A minuti 6.42 le immagini mostrano un uomo con una scopa che sembra pulire per terra in Via Tolemaide, FAEDDA ricordava l’episodio che riferiva ad un momento successivo alla trattativa tra MONDELLI ed il rappresentante dei manifestanti, un momento cioè nel quale il contingente stava già arretrando su Corso Torino.
In queste immagini non si vede alcun lancio dalla massicciata.
Come si è già rilevato (paragrafo 20) rispondendo alle domande della difesa FAEDDA dichiarava che anche nel momento di ricompattarsi al centro dell’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide, prima cioè della carica sul corteo, i Carabinieri continuavano ad essere soggetti al lancio di corpi contundenti.
I militari si riparavano dietro gli scudi e qualche scudo si era rotto, i lanci arrivavano sia dalla massicciata ferroviaria, sia dal corteo.
In Via Tolemaide il teste vide un nutrito gruppo di manifestanti ben equipaggiati, con caschi, protezioni, scudi di plexiglas alti due metri che occupavano solo una parte della carreggiata.
A questo punto c’era stata la carica su ordine del Dirigente di P.S., ordine che però il teste non aveva udito.
Il teste non ricordava lanci di lacrimogeni prima della carica contro il corteo, li ricordava solo in precedenza quando il contingente era uscito da via D’Invrea.
Quando iniziò l’avanzata contro il corteo il teste si trovava sulla destra del dispositivo, in posizione arretrata, da qui ebbe modo di vedere tanto l’azione dei colleghi quanto le persone che si sparpagliano nei cortili sulla destra.
Ricordava vagamente l’azione con la quale alcuni Carabinieri avevano portato fuori da un cortile dei manifestanti.
Contro il corteo ci fu un contatto tramite gli scudi, il teste non ricordava colluttazioni particolari.
FAEDDA, così come altri militari, ebbe dei problemi causati dai gas lacrimogeni: si trattava di un gas di nuova concezione, particolarmente fastidioso, capace di rendere inabile una persona per una quindicina di minuti.
Non vide manifestanti feriti, sotto la carica il corteo indietreggiò.
Esso occupava l’intera carreggiata, FAEDDA vedeva persone per una profondità di 50/100 metri.
Il reparto avanzò oltre l’incrocio con via Casaregis fino a quello con Via Caffa, il teste non raggiunse questo secondo incrocio perché rimase indietro.
Nel momento in cui ci fu la pausa FAEDDA si trovava in posizione avanzata e ricordava il manifestante con la scopa.
Dopo l’avanzata su via Tolemaide i problemi si spostarono in via Casaregis e qui cominciò l’arretramento del contingente.
Il teste si trovava adesso all’imbocco di via Casaregis dove si fermò circa cinque o dieci minuti ed ebbe modo di notare i mezzi blindati che facevano le manovre per tornare indietro.
La difesa mostrava a FAEDDA il filmato reperto 192.09 [88] (da 2.38.45) e il teste riconosceva il momento in cui il contingente si era affacciato sul lato di levante dell’incrocio con Via Tolemaide (a 2.39.06).
Il teste confermava che anche nei momenti precedenti la carica continuavano i lanci contro il contingente sia dalla massicciata sia dal corteo.
Rimase stupito al vedere gli scudi e poi l’intera carreggiata per una profondità di circa cento metri occupata dai manifestanti, era una situazione per lui del tutto inaspettata.
Durante l’addestramento di Velletri ai militari era stato detto che era possibile incontrare cortei muniti di scudi, però questo incontro specifico non venne in alcun modo preannunciato al teste.
Nelle immagini (a 2.39.32) il teste riconosceva il Funzionario di PS con la fascia tricolore.
Nelle immagini il teste vedeva un oggetto volare al centro dello schermo (2.39.55), aggiungendo che vi è anche il lancio di lacrimogeni che probabilmente provocano il fumo che si vede sopra al corteo (2:40:02).
Quindi (2:40:53) il contingente era avanzato ma il teste non conosceva il motivo specifico di questa manovra.
Ricordava di aver assistito al lancio di oggetti contro i militari anche dalla massicciata, nient’altro di particolare.
Però le immagini (2:41:19 e ss.) mostrano che mentre è in corso l’attacco agli scudi del corteo, sopra la massicciata ferroviaria non c’è nessuno.
Il teste non si trovava vicino agli scudi ma arretrato di circa 5/10 metri sulla destra, ricordava però di aver visto dietro gli scudi una decina di persone che impugnavano bastoni ed altri oggetti.
Al momento dello sfondamento degli scudi vi furono delle colluttazioni.
Nelle immagini del reperto 192.23 [89] (dal minuto 00:13:14) il teste riconosceva la fase successiva allo sfondamento degli scudi, l’avanzata del contingente e se stesso sulla destra, si trovava nelle prime file.
In questa situazione specifica non ricordava di aver visto qualcuno impartire degli ordini, non vide MONDELLI né BRUNO, non chiese a nessun collega fino a dove si doveva spingere il reparto nella propria avanzata.
Riconosceva il cortile sulla destra (00.16.26), ma non ricordava se vi furono degli arresti tra le persone presenti al suo interno, in quel momento non coadiuvò né ebbe notizia dell’arresto di manifestanti.
Prestava servizio presso il Battaglione Lombardia dal 1999 e non ricordava episodi di particolare aggressività o violenza da parte dei militari.
FAEDDA spiegava che esiste un’usanza tra i Carabinieri secondo cui il singolo militare può munirsi di materiale non d’ordinanza comprato a proprie spese, cioè cinturoni, fondine, il basco.
Ciò non vale per la pistola o per le armi, dato che il militare deve portare solo quelle d’ordinanza perché non ha porto d’armi per armi diverse.
Il teste dichiarava di non aver mai notato propri dipendenti dotati di armamenti non d’ordinanza e pertanto vietati.
Egli si era accertato che tutti disponessero dell’equipaggiamento previsto, cioè il TONFA e lo scudo.
Se avesse notato manganelli diversi da quelli in dotazione sarebbe intervenuto.
Esaminando nuovamente alcune immagini del reperto 192.9 [90] (da 02:45:00 in avanti) il teste riconosceva se stesso e il proprio casco munito di segno distintivo.
In questo momento FAEDDA accusava qualche difficoltà causata dai lacrimogeni, egli portava un TONFA d’ordinanza come si vede nel video mentre un altro militare poco più avanti sulla destra sembrava munito di un manganello di tipo diverso.
Analoghi strumenti venivano mostrati dal difensore nei reperti Video Difesa 3 (a 06.55 e ss.) e 79.
Nel reperto 15129054 [91] (al minuto 21.26) il teste riconosceva il casco portato da un militare contrassegnato con la V corrispondente al grado di comandante di squadra o di plotone.
Sul casco sotto la V si legge la scritta “Nightmare”, ma il teste non era in grado di indicare il militare che potesse usare quella scritta, apposta immaginava per avere una maggiore riconoscibilità.
In queste immagini il militare munito di questo casco accompagna un fermato con il volto insanguinato presso un blindato dei Carabinieri.
Il militare munito di questo casco è visibile anche nella foto reperto F_05-55.jpg [92] mentre in Via Tolemaide accompagna un altro fermato.



Il teste spiegava che né quel giorno durante l’azione né in caserma aveva notato in possesso dei militari strumenti diversi da quelli d’ordinanza.
Egli aveva verificato che tutti i Carabinieri fossero dotati del TONFA ma non era in grado di escludere che gli stessi avessero poi fatto uso di altro strumento equivalente.
Il TONFA è privo di un laccetto che lo assicuri al polso, quindi alcuni vennero perduti.
Evidentemente i Carabinieri si erano premuniti di uno strumento equivalente al TONFA da usare in caso di smarrimento del manganello d’ordinanza.
Non vi era stato però alcun ordine in questo senso, si trattava di iniziative di carattere personale.
Nel corso della propria deposizione, protrattasi per tre udienze, il Dr. Angelo GAGGIANO ha fatto riferimento a due episodi relativi a questa parte dei fatti che devono essere ora ricordati.
Il primo concerne tre comunicazioni radio che GAGGIANO, Gamma 3, ebbe con la Sala Operativa la prima alle ore 15.05.05 [93], la seconda alle ore 15.16.13 [94], la terza alle ore 15.28.06 [95] con le quali il teste chiedeva con insistenza alla S.O. di far spostare un contingente di Carabinieri che si trovava in fondo a Via Tolemaide e che ostruiva il percorso del corteo delle Tute Bianche.
Le parti hanno chiesto in più occasioni al teste di ricordare a quale contingente dei Carabinieri presente in Via Tolemaide egli facesse riferimento in queste comunicazioni alla S.O.
GAGGIANO ha dapprima escluso che si trattasse del contingente a contatto con il corteo, quindi il contingente guidato da MONDELLI e BRUNO, secondo il suo ricordo si trattava di un reparto posto in una strada vicina allo Star Hotel nella zona di Largo Archimede.
GAGGIANO credeva anche di individuare questo reparto nelle immagini del reperto 83 [96] a 0:57:45, ma in realtà si tratta di un reparto di Polizia posto in una strada laterale a Via Tolemaide e riparato da alcune grate.
In seguito i difensori mostravano al teste le immagini riprese dalla telecamera del traffico VERDI tra le ore 14:55:56 e le ore 15:0:03 (clip 86 e 87 del reperto 57D) che ritraggono l’avanzata del contingente del Battaglione Lombardia da Corso Torino a Via Tolemaide sia con il personale a piedi sia con i mezzi blindati (15.04.18) e le analoghe immagini del reperto 41, facendo parimenti notare la coincidenza temporale tra il movimento di questo contingente e le comunicazioni con le quali GAGGIANO aveva chiesto alla S.O. di far spostare indietro il contingente dei Carabinieri che ostruiva il percorso del corteo.
A questo punto GAGGIANO riconosceva che la sua richiesta faceva riferimento a questo contingente.
Il contingente di Carabinieri creava un “tappo” o quantomeno un pericolo, perciò si doveva spostare.
Il secondo episodio narrato da GAGGIANO fa riferimento ad alcuni manifestanti che, usciti dal corteo delle Tute Bianche, avrebbero imboccato il tunnel che da Corso Torino conduce in Corso Sardegna e poi sarebbero comparsi in Via Canevari, dove avrebbero dato fuoco ad alcune auto.
Il teste ha spiegato che mentre chiedeva alla S.O. di far spostare il reparto di Carabinieri che poteva ostacolare il passaggio del corteo, doveva contemporaneamente sorvegliare i due sottopassi della ferrovia, oltre i quali i manifestanti stavano incendiando un distributore di benzina o un’auto dei Vigili Urbani (udienza 11/1/2005 pag. 53).
Egli non poteva spostarsi per non rischiare di scoprire la Zona Rossa.
Il teste vedeva questa situazione davanti a sé: il corteo delle Tute Bianche si era fermato all’imbocco di Corso Torino, da esso uscivano delle persone con delle protezioni di gommapiuma addosso, questi attraversavano il sottopasso, comparivano in Via Canevari e qui incendiavano delle auto (facevano “questo lavoretto” pag. 63).
GAGGIANO non poteva dirsi sicuro che fossero state le persone uscite dal corteo ad incendiare le auto, perché un tratto di percorso era ostruito alla sua vista dalla ferrovia, però gli autori degli incendi erano “gli stessi”, cioè erano vestiti nella stessa maniera di quelli usciti dal corteo, avevano le medesime protezioni di gommapiuma e delle corde o spaghi che avrebbe rivisto più tardi al momento di compiere la carica sul corteo in Via Tolemaide e Corso Gastaldi.
GAGGIANO veniva risentito all’udienza del 25/1/2005 quando la difesa mostrava le immagini, tratte dal DVD 1 predisposto dalla Polizia Municipale (clip 3 in particolare a minuti 9.07), che ritraggono l’incendio di alcune auto in Via Canevari ad opera di alcuni appartenenti al Blocco Nero.
GAGGIANO rispondeva che questa situazione era durata per oltre un’ora, ribadiva di aver visto persone bardate con la gommapiuma uscire dal corteo e prendere il sottopasso verso Marassi.
Quindi aveva visto persone vestite allo stesso modo sostare nella zona dove venivano incendiate le auto.
Non le aveva specificamente viste dar fuoco alle auto ma trattenersi nella stessa zona, dove c’erano anche persone travisate e vestite in modo diverso, cioè di nero.
Notava come nel filmato tutto questo non si veda e non si vedano neppure persone con le protezioni di gommapiuma.
Il difensore rilevava che in Via Canevari erano state incendiate complessivamente quattro auto e che il teste CORDA aveva collocato questi fatti tra le 14.10 e le 14.20 basandosi tra l’altro sulle immagini della telecamera del traffico VERDI (reperto 57 D clip 82) che alle 14.14.18 inquadra le colonne di fumo che si levano da Via Canevari.
Alle 14.16.15 la testa del corteo delle Tute Bianche si trovava invece all’altezza della Casa dello Studente, come emerge dalle immagini della telecamera del traffico GASTALDI (reperto 57P clip 82) [97].
A questa contestazione GAGGIANO ribadiva la propria versione dei fatti: riteneva che quella ritratta nelle immagini del filmato non fosse la testa del corteo delle Tute Bianche o quantomeno non fosse corretto l’orario del film (udienza 25/1/2005 pag. 23).
Egli aveva visto le persone con le protezioni di gommapiuma dapprima uscire dalla testa del corteo delle Tute Bianche (che si trovava molto più a valle della Casa dello Studente) ed entrare nei sottopassi.
Quindi aveva visto persone vestite nello stesso modo trattenersi e muoversi intorno alle auto incendiate per circa un’ora.
Il filmato visto mostrava due sole persone vestite di nero intorno alle auto incendiate, ma riprendeva la scena da una prospettiva diversa da quella del teste.
Ricordava di aver visto la testa del corteo molto più fitta e numerosa rispetto al filmato.
Sull’attendibilità di diversi punti di queste deposizioni si dovrà ritornare nella seconda parte di questo capitolo.


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[49] Questo reperto è stato prodotto dalla difesa all’udienza del 3/4/2007.
[50] Prodotto all’udienza del 17/4/2007.
[51] Si tratta di reperto acquisito per questa parte all’udienza del 17/4/2007 e contenuto tra l’altro nella C.T. della difesa FA a partire dalle ore 14. 52.05 fino alle ore 14.55.39.
[52] Si tratta del reperto 192.2 da 1.39.32 prodotto dalla difesa all’udienza del 30/3/2007.
[53] Prodotto dalla difesa all’udienza del 16/3/2007.
[54] Reperto Video Difesa 9, prodotto all’udienza del 20/3/2007.
[55] Reperto 57A clip 85 a partire dalle ore 14.43.59 alle ore 14.53.59, allegato 5 produzioni P.M..
[56] Telecamera SAVONAROLA reperto 57A clip 86.
[57] Reperto 57D clip 85.
[58] Si trova nel 1° DVD PP.
[59] Produzioni della difesa all’udienza 24/5/2005.
[60] Reperto prodotto dalla difesa all’udienza del 16/11/2004 e riportato nella C.T. della difesa FA.
[61] Il C.T. ha spiegato come l’orario delle comunicazioni della Sala Radio della Questura sia diverso rispetto a quello della telecamera SAVONAROLA, in particolare la S.O. è “avanti” di 02’.05” rispetto alle immagini della telecamera del traffico. Pertanto le comunicazioni devono essere sincronizzate alle immagini riportandole indietro di 02’.05”.
[62] Reperto prodotto dalla difesa all’udienza del 16/11/2004er riportato nella C.T. della difesa FA.
[63] Si trova nella C.T. della difesa FA.
[64] Reperto prodotto dalla difesa all’udienza del 16/11/2004 e riportato nella C.T. della difesa FA.
[65] Reperto prodotto dalla difesa all’udienza del 5/6/2007 a seguito della deposizione del teste DELLA SALA.
[66] A questo imputato e a questo reperto fa riferimento anche il teste ZAMPESE che aggiunge come PP si veda in possesso di un guinzaglio, cfr. il frame 051.
[67] Reperto prodotto dalla difesa all’udienza del 13/7/2004.
[68] Si trova nella C.T. della difesa FA.
[69] Poiché il contingente diretto dal Dr. MONDELLI non raggiunge l’obbiettivo fissatogli, al carcere di Marassi viene inviato il contingente diretto dal Dr. PAGLIAZZO BONANNO, Gamma 19, forte di personale di Polizia proveniente dai Reparti Mobili di Bologna e Firenze. Questo contingente si trovava dapprima sotto la Questura e segue il percorso Via Brigate Partigiane, Piazza delle Americhe, tunnel di Via Canevari, raggiungendo la zona del carcere in circa 8 minuti dal momento della ricezione dell’ordine (14.54.20, cfr. pag. 217 del volume II delle trascrizioni). Quindi il contingente si sposta nuovamente in Via Canevari e alle 15.11.54 comunica alla S.O. di trovarsi in salita Montegrappa (pag. 224 del volume II delle trascrizioni) da dove si reca in Piazza Manin.
[70] Prodotto dalla difesa all’udienza del 24/5/2005.
[71] Si tratta di reperto inserito nella consulenza tecnica ma non montato insieme agli altri perché reperto analogico, privo cioè di datacode che ne potesse consentire la sincronizzazione con gli altri.
[72] Corrispondente al reperto 154.2: il momento ritratto in queste immagini è posteriore alla carica dei Carabinieri contro la testa del corteo, questo è già arretrato, gli scontri appaiono interrotti, si vedono alcune persone sopra la massicciata ferroviaria che non effettuano lanci contro i militari. Quindi (da 6.17 in avanti) si vedono quattro giovani con il casco che dalla massicciata lanciano sassi contro i militari sottostanti, si tratta di momento ancora posteriore, come confermato anche dal teste BRUNO (vedi infra).
[73] Si trova tra le produzioni della difesa all’udienza 16/11/2004 ed è stato inserito nella C.T. della difesa FA, all’interno del quale le immagini vengono contestualizzate con l’orario delle telecamere del traffico.
[74] Anch’esso si trova tra le produzioni della difesa all’udienza 16/11/2004 ed è stato inserito nella C.T. della difesa FA, all’interno del quale le immagini vengono contestualizzate con l’orario delle telecamere del traffico.
[75] In particolare si vedono un individuo con maglia bianca, pantaloni scuri ed un passamontagna scuro ed un secondo individuo con una felpa scura contraddistinta da un cappuccio e da disegni bianchi sia davanti sia nella parte posteriore che di corsa entrano nel sottopasso e che risultano già visibili nelle immagini relative allo slargo di Corso Torino (paragrafo22).
[76] Per comodità se ne riporta il testo già trascritto al precedente paragrafo 15, si trova a pag. 208 del volume II delle trascrizioni: “COT MONDELLI, MONDELLI dal centro operativo vuoi rispondere?. G11 avanti da G11 è in ascolto. COT Mario una cortesia devi andare, veloce però, in piazza Giusti c’è un gruppo di un migliaio di anarchici che stanno sfasciando tutto, ci puoi arrivare andando dritto per corso … dove ti trovi tu adesso, finché non arrivi all’incrocio con Corso Torino, giri a sinistra e vai dritto. Però devi fare subito perché sta scendendo da Corso Gastaldi un altro corteo”.
[77] Si trova a pag. 220 e s. del volume II delle trascrizioni: “G3 operativo. COT avanti G3. G3 operativo da G3. COT G3 avanti G3. G3 in fondo a Via Tolemaide chi ha mandato un contingente di Carabinieri … perché sennò lì crea un tappo … quindi questi giocano come vogliono, dobbiamo togliere quei Carabinieri da lì dal fondo di Via Tolemaide. COT va bene ricevuto, va bene, quindi li facciamo spostare da Via Tolemaide e li facciamo posizionare dove? G3 operativo da G3, per cortesia se mi date il ricevuto per quella richiesta che vi ho fatto prima sennò non ci muoviamo più. COT sì ho ricevuto G3, ma non ho ricevuto dove far posizionare il personale dell’Arma. G3 il personale dell’Arma deve venire in Piazza Brignole, si deve accostare ai nostri, che già siamo qui allo Star Hotel … non si può fare assolutamente niente, stiamo creando un tappo lì, quindi tornassero qui”.
[78] Si trova a pag. 227 e s. del volume II delle trascrizioni: “Sono MONDELLI ho bisogno di parlare con qualcuno dell’operativo …G11 allora ZAZZARO tu sai la situazione mia, MONDELLI sono? PZ sì. G11 io ho pure dei fermati. PZ bravo, bravo. G11 saranno Tute Bianche ma ci hanno tirato di tutto. PZ quanti ce ne hai? G11 4 o 5. PZ va be’ G11 li portiamo al Provinciale questi qui. PZ va be’, ma tu dove sei con la Forza? G11 Corso Torino angolo Via Tolemaide. G11 tieni conto che il mio personale è veramente cotto. Io lo devo fermare un attimo. PZ e va bene fermati un attimo. G11 lo porto sotto la Questura, d’accordo? PZ aspetta un attimo ti do la conferma tra un minuto. G11 fammi togliere di qua, ci siamo già scontrati, è meglio che ce ne andiamo … le Tute Bianche, mi sono messo davanti e ho fermato le Tute Bianche. PZ sì fermati un attimo … va bene … va bene PZ aspetta un attimo COT la prima a destra. G11 Via Invrea. PZ Mario, fai una cosa, tu spostati là, vieni un po’ più in qua e ti fermi dai, l’importante è che fai passare ‘sti cazzo di Tute Bianche, capito? G11 ah sì, sì le faccio passare. PZ eh spostati. G11 vengo verso la Questura. PZ vieni un po’ verso la Questura, poi mi telefoni e mi dici il punto esatto dove ti sei fermato … l’importante è che stai lontano da loro. Ciao, grazie”.
[79] Si trova a pag. 215 del volume II delle trascrizioni, durante comunicazioni relative ad altri reparti: “si sente in sottofondo qualcuno, forse ZAZZARO che dice “noo … hanno caricato le Tute Bianche, porco Giuda! Loro dovevano andare a Piazza Giusti non verso Via Tolemaide … hanno caricato le Tute Bianche che dovevano arrivare a Piazza Verdi”.
[80] Si tratta di immagini tratte dal reperto 192.21.
[81] Si tratta di immagini tratte dal reperto 154.2.
[82] Prodotto dalla difesa all’udienza del 23/11/2004, lo stesso reperto viene usato dalla C.T. della difesa FA nella quale le immagini vengono contestualizzate con l’orario delle telecamere del traffico.
[83] Prodotto dalla difesa all’udienza del 23/11/2004.
[84] Prodotto dalla difesa all’udienza del 23/11/2004.
[85] Si tratta di foto contenute anche nella C.T. della difesa FA.
[86] Il C.T. della difesa FA ha rinvenuto più di 80 foto ritraenti Carabinieri di questa Compagnia del Battaglione Lombardia dotati di armi non d’ordinanza, foto suddivise ritratte sia prima sia durante sia dopo la carica al corteo delle Tute Bianche. Si tratta dell’unico reparto armato in maniera irregolare nelle circa 11.000 foto visionate dal C.T.
[87] Il teste Colonnello Giovanni TRUGLIO, escusso all’udienza del 16/2/2007, ha affermato come i militari sono tenuti a portare con sé solo gli strumenti d’ordinanza, nella specie rappresentati dal manganello TONFA e non da quelli ritratti in queste immagini.
[88] Prodotto dalla difesa all’udienza del 24/5/2005.
[89] Prodotto all’udienza del 24/5/2005.
[90] Questo reperto, contrassegnato dal n. 192_9 050524.mpeg si trova nelle produzioni dell’udienza 24/5/2005,
contenuto nel disco rigido LACIE seguendo il percorso video 25/20 luglio/Tolemaide/1 carica.
[91] Tutti questi reperti sono stati prodotti all’udienza del 24/5/2005.
[92] Si trova nelle fotografie allegate alla C.T. della difesa FA.
[93] Per comodità di lettura la si riporta nuovamente, si trova a pag. 220 e s. del volume II delle trascrizioni: “G3 operativo. COT avanti G3. G3 operativo da G3. COT G3 avanti G3. G3 in fondo a Via Tolemaide chi ha mandato un contingente di Carabinieri … perché sennò lì crea un tappo … quindi questi giocano come vogliono, dobbiamo togliere quei Carabinieri da lì dal fondo di Via Tolemaide. COT va bene ricevuto, va bene, quindi li facciamo spostare da Via Tolemaide e li facciamo posizionare dove? G3 operativo da G3, per cortesia se mi date il ricevuto per quella richiesta che vi ho fatto prima sennò non ci muoviamo più. COT sì ho ricevuto G3, ma non ho ricevuto dove far posizionare il personale dell’Arma. G3 il personale dell’Arma deve venire in Piazza Brignole, si deve accostare ai nostri, che già siamo qui allo Star Hotel … non si può fare assolutamente niente, stiamo creando un tappo lì, quindi tornassero qui”.
[94] G3 operativo da G3. COT G3. G3 per cortesia vorrei sapere i Carabinieri che stanno con il collega, il collega che è arrivato in Via Tolemaide, di riferire che si lasciassero passare le Tute Bianche, le hai viste? Che le facessero passare perché sennò si girano dall’altra parte…
[95] Si trova a pag. 229 del volume II delle trascrizioni: “G3 operativo da G3, operativo da G3. COT G3 avanti. G3 vorrei sapere … il contingente dei Carabinieri in Via Tolemaide per cortesia, in Via Tolemaide, perché non lo facciamo arretrare e venire qui per cortesia, vi ripeto il contingente in Via Tolemaide facciamolo arretrare e venire qui. COT Dottore bisogna andare a contattarli direttamente, non riusciamo a comunicare con loro in nessun modo. Il loro Comando non riesce a comunicare niente con loro”.
[96] Prodotto dalla difesa all’udienza del giorno 11/1/2005.
[97] A questo si aggiunga come il teste ZAMPESE, udienza 2/3/2007 pag. 32, dichiarava che alle 14.16 vi erano due
incendi, uno in Piazza Manzoni e l’altro in Via Canevari riferibili a condotte di manifestanti del Blocco Nero, contemporaneamente il corteo delle Tute Bianche si trovava in Corso Gastaldi all’altezza della Casa dello Studente, distante circa 1 Km. da Piazza delle Americhe e da questa non visibile a causa di una curva.